Quantcast
Channel: PRIMA O POI...
Viewing all 176 articles
Browse latest View live

Tatiana Plakhova

$
0
0

Seguo Tatiana Plakhova su Behance da anni e ogni suo nuovo lavoro mi stupisce come fosse il primo. Non è per nulla facile inquadrate un talento visionario come il suo. Visualizer, "infoillustratrice" e performer a tutto tondo, l'artista russa è soprattutto la creatrice di sconcertanti e incantevoli mondi "matematici". Lei stessa descrive così i propri lavori:
"L'idea principale è di mostrare un nuovo modo di disegnare infografica. Perché tutto ciò che vediamo è biologia, matematica o informazioni geologiche. Le mie complesse opere grafiche affondano le radici sulla semplicità matematica e l'armonia. Mi piace descrivle come infografica astratta. Questo stile matematico mi aiuta a illustrare tutto, dalla cellula biologica allo spazio ai mondi meditativi. Ed è per questo che ammiro la matematica, perché è ovunque e in nessun luogo."


Con il tempo, anche i grossi "marchi" hanno prestato attenzione ai lavori della Plakhova e sono nate così le sue collaborazioni con clienti quali BMW, Mercedes-Benz, Procter & Gamble, L'Oreal Paris, IBM, HP, Play Boy, Wired, Harper Collins e parecchi altri.
Oltre alla selezione qui sotto, trovi tutti i suoi lavori (una sterminata galleria) QUI sul suo sito ufficiale e QUI su Behance. Inoltre puoi seguirla QUI su Facebook e QUI su Tumblr.


 























Undertaker, Bernard Prince e Gazzettume vario

$
0
0
Qualche giorno fa, su facebook, la casa editrice Nona Arteha annunciato:
"Mettiamo che quest'anno abbiate solo 3,99 euro da spendere in fumetti e che siate indecisi su come investirli. Questo è il nostro suggerimento. Anzi, il nostro ordine imperativo. Un vero regalo che La Gazzetta dello Sport fa a chi è rimasto fedele alla Collana Western fino alla sua conclusione." 
E gli si deve dare ragione. Undertakerè in edicola da ieri e l'ho preso al volo dopo averlo sfogliato. Un balenottero di oltre 100 pagine che raccoglie i due volumi originali (freschi di stampa, pubblicati dalla Dargaud nel 2015) scritti da Xavier Dorison e disegnati da Ralph Meyer.
Ovviamente non l'ho ancora letto, ma non credo si possano avere troppi dubbi su un veterano come Dorison (Il Terzo Testamento, Prophet, XIII Mystery, Thorgal, W.E.S.T.). Ma ti posso assicurare sin da subito che i disegni (e i colori) di Meyer sono assolutamente incantevoli.


Tutto questo per dirti quindi che se mai questa settimana dovesse capitarti di vederlo da qualche parte, caccia 'sti 4 euro senza starci a pensare. Fidati.

E con questo siamo al numero 86 della Collana Western della Gazzetta che, ormai è cosa nota, è destinata a chiudere il proprio lungo ciclo con il 90°, dopo aver mandato in edicola a prezzo stracciato davvero il meglio del western a fumetti. La collana in questione sarà sostituita, si dice, con una di tutt'altro genere (qualcuno asserisce, ed io sarei pronto ad applaudire nel caso la voce fosse confermata, che si tratterà di science fiction).
Intanto, se ti interessa, nei prossimi due volumi saranno pubblicati Lupo della Pioggia di Jean Dufaux e Rubén Pellejero e La Stella del Deserto di Stephen Desberg e Enrico Marini.


Sempre a proposito della Gazzetta, inoltre, sembrano sempre più insistenti le voci del proseguimento della Collana Avventura, attualmente in edicola con la serie Blake e Mortimer fino al prossimo giugno.
Quelle stesse voci dicono anche che dopo la serie di Edgar Jacobs toccherà (sembra) al tanto richiesto Bernard Prince, celebre titolo in 18 tomi scritto da Greg e disegnato da Hermann a partire dal 1966.


Pubblicata in Italia la prima volta negli anni '60 sui Classici Audacia e Il Corriere dei Piccoli, e poi ripresa negli anni '80 dall'Eura Editoriale su Lanciostory, la serie racconta le storie dell'ex agente dell'Interpol Bernard Prince a bordo della sua barca, il Cormorano, in compagnia del vecchio sbevazzone Barney Jordan e del giovanissimo Djinn.
A parte lo stile un po' acerbo di Hermann (rispetto a quello a cui ci ha abituati il Maestro oggi, intendo), queste storie sono godibilissime e si inseriscono a meraviglia nel filone avventuroso dei grandi classici del fumetto franco belga.
Io ne ho lette poche, in parte recuperate all'epoca non mi ricordo dove e in parte lette on line sul sempre fondamentale Corrierino Giornalino (alcune le trovi QUI). Nel caso ti interessasse approfondire l'argomento, inoltre, ti consiglio la lettura di QUESTO interessante post del sito Zona BéDé.

Insomma, per gli appassionati di bédé, anche i prossimi tempi si prospettano particolarmente ricchi. 


I miei 21 euro al Torino Comics

$
0
0

Mancavo da Torino Comics da almeno sei o sette anni. Mettermi in fila in code chilometriche sotto il sole non fa per me. Ci sono tornato domenica mattina e l'ho fatto solo per portarci mio figlio.
Gli ho fatto una sorpresa dicendogli che semplicemente andavamo ad una festa. Ha capito tutto quando siamo saliti in metro insieme ad un gruppodi cavalieri medievali e quando ci siamo messi in fila alle biglietterie dietro l'Uomo Ragno.Di gente ce n'era un botto (vane le mie speranze di fare un percorso tranquillo partendo di mattina presto), tanto che di code ne abbiamo dovute fare tre. Ma almeno ho dovuto sborsare i soldi solo per il mio ingresso (i bambini sotto i sei anni non pagano).

A parte Spider-Man, abbiamo visto cosplayer che vestivano i panni di Wolverine in canotta e sigaro, Robin e Raven (che Teo conosce come "Corvina" per via della serie animata Teen Titans Go), un Capitan America talmente pezzente da dargli due lire e una pacca sulle spalle, uno dei personaggi del videogame Bioshock (uno scafandro robotico curatissimo), i Ghostbusters (erano ovunque), Darth Vader, Kylo Ren e Catwomanin coppia con unBatman abbastanza gracilino che con poco entusiasmo ha sussurrato a Teo una roba del tipo "comportati bene, figliolo".
E una serie infinita di personaggi tratti da manga e anime. Ma non i classici. Roba che io che sono troppo vecchio, evidentemente, non ho riconosciuto manco per sbaglio (gente con l'occhio pesto e una bandana rossa o in kimono bianco e le garze avvolte sull'addome, boh).

Poi siamo entrati in una zona cosplayer sbagliata (per un bambino della sua età, mea culpa), ritrovandoci immersi nello scenario apocalittico di Resident Evil, con un vero autobus tra le macerie, un elicottero con le pale in movimento e laboratori con tanto di corpo su tavolo mortuario.

L'elicottero era carino, via.

Ovviamente sono riuscito a distrarre Teo giusto il tempo per impedirgli di vedere certe cose. Clamoroso il mio scarto improvviso di lato in modalità attenzione selettiva ("nuoooo! Teo, guarda lì, le armature di Iron Man"), quando mi sono accorto che c'era un coglionazzo davanti a noi che se ne andava tranquillamente in giro nei corridoi principali con una testa mozzata che gocciolava "sangue" per terra.

E le armature di Iron Man c'erano davvero, eh.

Ho fatto foto a Teo sotto il gonfiabile monumentale dei Ghostbusters, vicino alla statua di Batman, nel Tardis del Doctor Who. La cosa che gli è piaciuta di più, però, sono stati i mega diorami della Lego all-in-one all'ammisca francesca, ovvero che nello stesso diorama ci trovavi Gundam, Star Wars, i Ghostbusters (di nuovo???), i pompieri, il Tardis, astronavume vario, palazzine, super eroi e Scooby Doo.




Mi ha fatto poi un certo efffetto vedere dal vivo l'attore Robert Picardo (il Dottore olografico di Star Trek: Voyager) placidamente seduto ad uno stand aspettando che qualcuno pagasse dieci euro per un autografo (e magari anche un abbraccio), in una spledida mise giovane e con tanto di t-shirt del Doctor Who (che io ho trovano MOLTO divertente, ma che non avrà mancato di colpire alla sprovvista qualche trekkie più "rigido").
"Purtroppo", invece, non ho visto da nessuna parte l'attrice Kandyse McClure di Battlestar Galactica. Evvabbé.

Robert Picardo in tutto il suo placido splendore (scusa per la qualità orribiledi queste foto,
ma avevo a disposizione solo il telefono, UNA mano e molta poca pazienza).

Io e Teo ci siamo divertiti, insomma. Ma ad un certo punto mi sono chiesto dove cazzo fossero finiti i fumetti. A parte qualche risicata bancarella dell'usato e qualche fumetteria più o meno nota, non mi sembra di aver visto editori a parte la Star Comics (con lo Star Shop) e le Edizioni BD. Nessuna novità, nessun disegnatore all'opera, nessuna presentazione (ho visto solo Moreno Burattini in conferenza che parlava a quattro gatti non so di cosa).
Io il salone l'ho girato in lungo e in largo, ma posso aver saltato qualche pezzo o magari la maggior parte delle cose belle c'è stata il giorno prima, di sabato. Sapevo che era abbastanza snobbato dall'editoria che conta, ma a vederlo così, di domenica mattina, il lato "fumetto" del Torino Comics era abbastanza tristanzuolo, insomma.

Tanta oggettistica, tanto cinema, tantissimi cosplayer, tantissimi videogame. Tra questi, un po' di fumetto. Avrei pure comprato qualcosa, ma non ho trovato niente di interessante. E non è che io abbia tutti questi gusti raffinati.
Quindi alla fine sai quanti fumetti mi sono portato a casa? Zero. Al nostroritorno, mia moglie è rimasta a bocca aperta:"Nemmeno uno?", mi ha chiesto.

Qui Teo sembra già in età preadolescenziale, ma ti assicuro che ha solo quattro anni e mezzo.
Il gonfiabile, invece, non so quanti anni abbia, ma ce lo saremmo volentieri portato a casa.

Ho speso in tutto 21 euro: 13 per l'ingresso, 1,50 per un caffé macchiato freddo, 1,50 per un tronky per Teo e 5 euro per un pupazzetto di Wolverine che lui stesso si è scelto da un cesto di robe varie (che sembrava cosa brutta uscirsene senza una cosina tra le mani). E bòn. E' andata bene così. 

Nota a margine: avrei dovuto incontrareCyberluke, ma alla fine è rimasto imbottigliato nel traffico cittadino e noi siamo andati via per pranzo. Mi avrebbe fatto piacere rivederlo, ma questa è la dura vita del cosplayer serio (credo fosse in mise trekkiana). Vabbé, dai, ci si rivede in un'altra occasione.

Sbagliando s'impara, disse l'edicolante. E di come mi sono portato a casa 400 e passa pagine di Justice League America grazie ad una misteriosa donna inadempiente

$
0
0

In una recente sortita in edicola, un giovane edicolante, un gentile trentenne, sapendo che mi piacciono i fumetti si è voluto sincerare che mi piacessero in particolare i super eroi.Dipende, ho risposto.
Perché, mi spiega pazientemente, c'era questa signora che all'epoca gli aveva chiesto esplicitamente di tenergli da parte dei volumi a fumetti che poi, come spesso accade, non è mai passata a ritirare. Gliene ha messi da parte più di una decina e adesso non sa cosa farsene.
Aiaiai, l'ho apostrofato io, non si fa. Gli edicolanti che conosco io, quando ricevono una richiesta del genere da qualcuno che non è un cliente abituale, intimano quella persona di passare a prendere la "merce" ogni due o tre uscite al massimo. E se non passano, non tengono più nulla da parte. Solo così evitano di ammonticchiare roba su roba e tenersela sul groppone.

E lo so, mi fa lui sapendo di dovermi dare ragione per forza, ma sbagliando s'impara. E chiude il discorso con un sussurro appena percettibile, foriero di una grande promessa: ma col cazzo che sbaglio la prossima volta, dice.
I volumi costano otto, mi fa, ma se ti interessano te li vendo a tre euro al pezzo. Volente o nolente, a sentire quel prezzo mi si allungano le papille gustativee gli chiedo di mostrarmi di cosa stiamo parlando.

Si tratta della collana DC Comics Story che la RW Lion mandò in edicola un paio di anni fa in collaborazione con Il Sole 24 Ore. Questa qui:


Ma non farti trarre in inganno dal primo volume in bella vista con il Kingdom Come di Alex Ross. Tutti gli altri volumi raccoglievano una serie di robe datate come da programma (in particolare, tutte le 24 uscite le trovi QUI).
Tra i volumi che rimanevano ancora a disposizione all'edicolante (che aveva cominciato a darli via da qualche giorno), c'era roba che andava dagli anni '60 agli anni '90. Certe cose ce le avevo già (il Batman e il Lanterna Verde/Freccia Verde di Neal Adamso il Lanterna Verde classico di John Broome e Gil Kane), altre erano cose abbastanza indigeste (su tutte, il Batman di Marshall Rogers che non sono mai riuscito a digerire, giuro) e altre ancora semplicemente poco interessanti.


Tra tutti, però, spiccavano un paio di volumi della Justice League America. Sfogliandoli velocemente ho realizzato che per entrambi si trattava proprio delle origini del gruppo, quelle di inizio anni '60 le cui storie vedevano implausibili villain quali Starro il Conquistatore o Tornado Tyrant. Tutto graziosamente scritto dal veterano Gardner Fox e disegnato da Mike Sekowsky, solare e sottovalutatissimo cartoonist, all'epoca già noto (e ancor di più lo sarebbe stato negli anni successivi) per aver lavorato ad una marea di personaggi Marvele DC Comics (la Torcia Umana, Captain America, Namor, Wonder Woman,Lanterna Verde).

Sekowskytrae ispirazione dalla modella Joyce Miller per la sua Wonder Woman.

Si tratta di storie dall'indiscusso sapore nostalgico, modellate proprio nel mezzo della silver age, ma qualche mese prima dell'avvento Marvel (con il primo numero dei Fantastici 4distribuito nel novembre del '61) che oggi erroneamente si tende a considerare come l'inizio ufficiale di quel bellissimo periodo"creativo". Ed è così, per carità, ma solo ideologicamente.

Questa insomma è la JLA delle origini, dove Batman e Superman, almeno all'inizio, fungono solo da guest star lasciando ampio spazio agli altri membri del gruppo e dove le storie avevano quel respiro ampio e vigoroso (per l'epoca) che hanno cresciuto un sacco di ragazzini ai tempi in cui i fumetti si vendevano a pacchi perché c'era poco altro a cui pensare.


Ciò non toglie che quelle stesse storie, solari proprio perché prive dei "super problemi" che a breve avrebbe introdotto Stan Lee (o chi per esso) nelle storie Marvel, risultano piacevoli e godibili ancora oggi. A patto che tu non sia uno scatenato sostenitore del realismo più estremoe che di conseguenza non ti dia troppo prurito la sospensione dell'incredulità.

Cose a cui non avresti badato troppo, ne sono sicuro, se anche tu avessi avuto la fortuna di portarti a casa 400 e passa pagine di questaJustice League ad un sestetto di euro appena, grazie ad una misteriosa, fantomatica donna inadempiente e ad un giovane edicolante forse troppo buono per fare quel mestiere (sempre di trincee si parla) che piuttosto che mandare tutto in vacca, decide di regalarle, quelle pagine, a qualche spicciolo o poco più.

Black Mass, come NON si fanno certi film

$
0
0

Diretto da Scott Cooper e scritto da Mark Mallouk, Black Massè un thriller drammatico basato sul libroBlack Mass: The True Story of an Unholy Alliance Between the FBI and the Irish Mobscritto daDick LehreGerard O'Neill che a sua volta riporta la vita di Whitey "Jimmy" Bulger, il secondo criminale più ricercato d'America (quando il primo era Bin Laden).

Bulgerè stato uno dei più pericolosi boss di Boston che,contattato dall'FBI che gli propose di collaborare per arrestare la famiglia mafiosa degli Angiulo, finì per fornire poche notizie, spesso circostanziali, e sfruttare invece i suoi contatti al Bureau per togliere di mezzo i propri nemici. Scomparso in seguito al declino del suo impero a metà degli anni '90, fu latitante fino al 2011 (alla bellezza di ottant'anni), quando fu arrestato, processato e condannato a due ergastoli. Sulla sua storia, ti rimando ad un breve riassunto che Il Post pubblicò all'epoca dell'uscita del film nelle sale.

La pellicola firmata daScott Cooper (Crazy Hearth, Il Fuoco della Vendetta) è venuta alla ribaltaprima di tutto per il cast sontuoso che è riuscita a mettere insieme: Johnny Depp, Joel Edgerton, Benedict Cumberbatch, Kevin Bacon eJesse Plemons. E poi è stata parecchio chiacchierata anche perchéDepp, nel ruolo del protagonista, ha effettivamente sfoggiato una delle sue interpretazioni più intense.


Ci sono gli anni '70, la corruzione, le amicizie e le crudeltà tipiche di certi contesti che più che dai fatti veri e propri, ci sono state riportate da capolavori cinematografici di gente comeScorsese e Coppola.

Purtroppo, però, sul film non c'è molto altro da dire. Il più grosso difetto riguarda proprio il disimpegno nel caratterizzare il contesto criminale: al di là di poche note appenna accennate sulla vita privata di Bulger e delle sue imprese criminali, sembra di vivere in un mondo parallelo a quello reale, al sicuro dai rischi del mestiere. Bulger vive una guerra di strada riportata a chi guarda solo tramite le parole dei suoi luogotenenti o dagli uomini dell'FBI (cherubano la scena forse troppo spesso al boss). E a poco servono, a mio modo di vedere, un paio di terribili scene violente o i tentativi di "umanizzare" il protagonista con la questione dell'incidente del figlio (da quel momento bellamente dimenticato in ospedale per tutto il resto del film).


Un distacco sommario e inopportuno da quelle che dovrebbero essere le tematiche portanti e la fredda dinamica nel raccontare la "carriera" del criminale (che qui si "limita" ad ammazzare chi si pone sulla sua strada, ma sempre all'interno del suo stesso clan, senza una minima strategia), fanno di Black Mass una pellicola abbastanza trascurabile di cui poco o nulla rimane dopo la visione. A parte, come detto, la buona prova di Johnny Depp (che per la terza volta interpreta un criminale realmente esistito dopo Blow e Nemico Pubblico) e del sempre elegante Benedict Cumberbatch (che interpreta il fratello di Bulger, un politico che ha avuto un certo peso proprio a Boston come Senatore dello Stato del Massachusetts).


Un inferno ovattato e senza problemi, insomma, che dà anche l'impressione che la vita di Bulger non valesse davvero la pena di essere raccontata.

Riflessione a latere: non so quanto siano "veri" gli efferati omicidi descritti nel film, ma devo dire che ultimamente la tendenza di certo cinema è quella di voler raccontare la crudeltà di alcune scene, o la spavalderia di certi personaggi, attraverso violenti omicidi commessi allaluce del sole, a volto scoperto e davanti a decine di testimoni (e in Black Mass succede almeno un paio di volte). A me questa cosa fa sempre un po' incazzare, perché viene da chiedersichi sarebbe tanto stupido, se non una persona a cui non importano le conseguenze, da mettere a rischio la propria impunità per capriccio. Non certo ad un boss che sta cercando di costruire un impero, mi dico. E per capirlo basta rifarsi agli altrettanto crudi ma molto più realistici"modus operandi"utilizzati daipersonaggi di Quei Bravi Ragazzi oI Soprano.
Situazioni del genere oggi non solo stemperano l'aspetto realistico della vicenda, quindi, ma sono da considerarsi (quasi) pura fantascienza.

Fargo stagione 2, come si fanno certe serie tv

$
0
0

Alla fine della prima stagione di Fargo, avevo espresso l'opinione che si trattasse di una delle serie più belle degli ultimi quindici anni, ma anche il timore che la seconda dovesse appunto fare i conti con un'eredità troppo importante e con una serie di personaggi particolarmente carismatici (Lorne Malvosu tutti).Adesso che ho visto anche la seconda, posso dire che Noah Hawley, creatore della serie ispirata al film dei fratelli Coen, ha portato a casa un altro brillante successo.

Sul cosa sia davveroFargo, lui stesso si è espresso così:
«Fargo non è un luogo, è uno stato mentale. È una vera storia criminale dove la realtà è più strana della finzione e i buoni devono affrontare qualcosa di orribile.»

Ambientata nel 1979 negli stessi dintorni della cittadina di Luverne, in Minnesota, la storia narra stavolta della faida tra la famiglia mafiosa dei Gerhardt e quella più grande e strutturata di Kansas City. Di mezzo ci finiscono i coniugi Ed e Peggy Blomquist e gli agenti della polizia di Stato incaricati di indagare sulla vicenda, lo sceriffo Hank Larsson e il suo genero, l'agente Lou Solverson (padre di Molly Solverson, una bambina di sette anni che diventerà poi la poliziotta protagonista della prima stagione).




Una delle cose belle della serie è l'estrema cura nella caratterizzazione dei personaggi, con tempi e modi che anche qui funzionano a meraviglia. Da una parte abbiamo i Gerhardt composta da Otto, spietato capofamiglia ridotto in stato vegetativo da un ictus, da sua moglie Floyd e dai loro tre figli: Rye, Bear e Dodd, quest'ultimo impaziente di assumere la guida della famiglia con l'aiuto di Hanzee, tirapiedi indoamericano al suo servizio.
Dall'altra la mafia di Kansas City tra i quali componenti vedremo più spesso in azione il filosofeggiante Mike Milligan e i suoi guardaspalle, i taciturni gemelli Kitchen.



L'altra cosa bella è che in quanto serie tv, Fargo ha sempre cercato,  in queste prime due stagioni, di scoperchiare il vaso di Pandora dei borghesi, vittime designate si, ma a loro volta capaci poi di inenarrabili sconcezze. Indagare sull'uomo qualunque, insomma, è un pallino fisso della produzione e mentre l'anno scorso il ruolo era diLester Nygaard (magistralmente interpretato da Martin Freeman), questa volta è il turno dei coniugi Blomquist.

Edè un macellaio in procinto di sollevare l'attività del suo datore di lavoro, desideroso di avere figli e una casetta con i fiori alle finestre, mentre Peggyè una svampita parrucchiera che desidera ardentemente una vita diversa. Entrambi assisteranno ad una serie infortunosa di eventi che da semplici paesani li porterà a diventare improvvisati e maldestri "fuorilegge", toccando picchi di grottesca follia.


In generale, infatti, per ammissione dello stesso Hawley, le atmosfere si rifanno al film originale ma anche ad un altro paio di meravigliose pellicole firmate dai Coen, Crocevia della morte e L'Uomo che non c'era, soprattutto per quanto riguarda le atmosfere e l'irriverente humor nero tanto caro ai due registi. Ma di citazioni ce ne sono tante (personalmente mi è parso di coglierne da I Soprano, Non è un Paese per Vecchi e Twin Peaks).

Infine un applauso va sicuramente agli attori che se da una parte hanno potuto beneficiare di una direzione di alto livello, dall'altra sembrano essere riusciti a calarsi completamente nei rispettivi ruoli.
Tra questi vanno sottolineati il canuto Ted Danson (CSI - La Scena del Crimine), un serafico Patrick Wilson (Watchmen, Prometheus) e una bravissima Kirsten Dunst invecchiata e imbolsita ad hoc per un ruolo che si è cucita addosso sfiorando la perfezione (e te lo dico io che per l'attrice in questione non ho mai provato particolare simpatia).

E nemmeno ti sto a dire quanto sia potente la colonna sonora (minuto 03:32, please).

Poi Jesse Plemons (Black Mass, Il Ponte delle Spie), Jeffrey"faccia da schiaffoni"Donovan (protagonista della serie tv Burn Notice), Jean Smart (Le Regole del Gioco, 24), l'attore nativo americano Zahn McClarnon (Into the West, Longmire) e la giovane Cristin Milioti (How I Met Your Mother, The Wolf of Wall Street). Menzione speciale, infine, ad un buffo e tronfio Bruce Campbell che in un episodio interpreta Ronald Reagan nel mezzo della sua campagna presidenziale.


In definitiva, la seconda stagione di Fargo merita parecchio. Moltissimo. Rispetto alla prima, per buona parte degli episodi sembra mancare la figura di riferimento, il vero "cattivo" di turno. A parte qualche eccezione, i personaggi dalla parte sbagliata della linea tendono a filosofeggiare troppo o a mostrarsi degli eterni caproni. Per fortunata, nell'ultimo terzetto di episodi viene improvvisamente fuori il lato più oscuro (o la vera natura) di uno di essi che diventa da quel momento lo spaventoso protagonista destinato a giocarsela alla pari con Lorne Malvo nella testa dei fan. 

Si, la serie tv Fargosi conferma come una delle novità televisive più fresche e meglio realizzate degli ultimi anni. Assolutamente da vedere.Anche se, alla fine, mi chiedo cosa c'entrassero davvero gli alieni.









Hotel: Ambient & Long Ambients1: Calm. Sleep.

$
0
0

Hai presente Moby? Dopo un paio di anni dall'ultimo album (The Last Day) e una serie di progetti passati in sordina, quest'anno se n'è uscito con un nuovo lavoro che non ho tanto capito. O meglio, che non sono riuscito ad inquadrare in rapporto al tipo di musicaal quale ci ha abituati anni fa il compositore e musicista americano (ma ammetto di averne perse le tracce sin dal 2009, con l'album Wait for Me).

Hotel: Ambientè distante anni luce dai suoi album passati (ma la cosa non ha certo evitato che io apprezzassi, e non poco, questa suaultima fatica) ed esprime a meraviglia esattamente quel che recita il titolo: musica ambient.

Beninteso:è da stimare a prescindere uno come lui che non insegue più il successo "facile" per fare quello che vuole.
"Non vuole inseguirlo o forse non è più in grado di ottenerlo?" ti chiederai tu, lecitamente. Ma di sicuro non è questo il caso.Richard Melville Hall (Moby, appunto) èdiventato celebre con l'album Play (disco pubblicato dalla V2 Recordsnel 2000, nel caso tu non te lo ricordassi) che può esserti piaciuto o meno, ma non toglie il fatto che sia stato, all'epoca, un fulmineo successo planetario da dodici milioni di copie vendute.


Succede però che anni fa, nel giorno del suo compleanno,Mobyassiste attonito agli attentati dell'11 settembre 2001 direttamente dal tetto del suo immobile a New York. E la cosa, ovviamente, lo segna.
Da allora la sua figura pubblica e il rapporto con la società cambiano. Si impegna politicamente sostenendo John Kerry alle elezioni presidenziali del 2004 e spesso si batte per la libera fruizione della musica (proprio LUI, che di dischi ne aveva venduti milioni) scagliandosi contro le esemplari sentenze volte a punire il dowload illegale. Da oltre dieci anni lavora solo a progetti personalissimi senza l'assillo, come dicevo all'inizio del post, di inseguire il successo a tutti i costi. Inoltre vive a New York dove da anni, qui cito Wikipedia, "ha aperto una sala da té, il TeaNy, ove si reca di frequente".

A proposito di Hotel: Ambient, Moby dice:
"Ho sentito la musica ambient per la prima volta sul lato B di Heroes di David Bowie [si riferisce ai brani Sense of Doubt e Moss Garden n.d.r.]. Per quanto io abbia amato scrivere canzoni e brani dance, sono sempre stato ossessionato dai modi in cui l'ambient e la musica strumentale sono in grado di trasformare lo spazio. E ho sempre davvero apprezzato anche la sottile e non troppo esigente qualità di questo tipo di musica e il modo non convenzionale con cui arriva emotivamente alle persone."

A sostegno dell'album, Moby ha tenuto due esibizioni dal vivo. La prima si è svolta presso la Loggia Massonica di Los Angeles lo scorso 16 dicembre, mentre la seconda, cinque giorni dopo, si è rivelata un vero e proprio evento: tenuto presso l'Integraton di Joshua Tree, in California, per raccogliere fondi in beneficienza, le testimonianze di chiera presente parlano di un'esperienza visiva coinvolgente sia per la particolare location, sia per per la scenografia allestita con tre schermi giganti sui quali passavano immagini create dallo stesso Moby e da un suo frequente e noto collaboratore, misterDavid Lynch.

Infine, giusto perché tu lo sappia, puoi acquistare Hotel: Ambient su CD, vinile o in formato MP3, oppure gustartelo gratuitamente (come da volontà dello stesso Moby) su piattaforme come Spotify o Soundcloud.

Buon ascolto.


P.S.: In realtà ho scritto questo post circa un mesetto fa. Nel frattempo Moby se n'è uscito anche con Long Ambients1: Calm. Sleep. Sempre di ambient si parla, ma per quello che ho potuto sentire è anche più intenso di Hotel: Ambient.Qui sotto puoi ascoltarlo per intero in un video di youtube, mentre qui (meraviglioso) puoi scaricare gratuitamente tutte le tracce con wetransfer direttamente dal sito di Moby.

 

Le Sirene di Titano

$
0
0
In molti hanno cercato di separare (vai a capire) i romanzi di matrice fantastica di Kurt Vonnegut dal resto della sua produzione. Cosa abbastanza sciocchina e pressoché inappropriata, a ben vedere, visto quello che ha tirato fuori dal cilindro l'autore americano durante la sua lunga carriera. Tra quelli più di genere, appunto, vanno ricordati Piano Meccanico (1952), Le Sirene di Titano (1963), Ghiaccio-Nove (1963), Mattatoio n.5 (1969), Cronosisma (1997) e altri che hanno percorso comunquecerte derive fantastiche, come nel caso de La Colazione dei Campioni (1973) o Galapagos (1985).

Sono un lettore appassionato degli scritti di Vonnegut dall'inizio degli anni '90, quando venni a conosenza dell'autore proprio grazie al suo primo romanzo, Piano Meccanico, pubblicato all'epoca su un numero a caso di Urania. Mi piacque talmente da voler approfondire immediatamente la bibliografia dello scrittore di cui oggi, tra saggi, articoli e romanzi vari, poche cose non mi sono ancora passate sotto gli occhi.
E tra quelle cose ancora non lette, c'era anche Le Sirene di Titano. 


Sullo stile libero intriso di humor farsesco tipico di Vonnegut non si discute. Sul suo punto di vista e sulla meravigliosa capacità di disaminare l'uomo e la società, nemmeno. Sono questi i motivi che mi hanno fatto amare le sue opere in tutti questi anni.Quindi, si,Le Sirene di Titano (suo secondo romanzo improntato anche allafantascienza) non fa eccezione. Per quanto, ovviamente, la sua scrittura non risulti così asciutta e tagliente come negli anni della maturità.

Probabilmente, però, questo romanzoè il primo non sono riuscito ad apprezzare pienamente.Vonnegutcerca di raccontarel'uomo in procinto di scoprire (in modo inconsapevole)un senso della vita che, finalmente capirà, va cercato non "lì fuori", ma "dentro".
Lo fa, come sempre avverràin quasi tutte le sue opere, attraverso una serie di buffi e grotteschi personaggi:Winston Niles Rumfoord, eccentrico miliardario che dopo essere finito in un"infundibolo cronosinclastico"(un luogo indefinito nello spazio in cui le diverse facce della verità si incontrano e convivono, consentendo a chi lo attraversa di essere ovunque nello stesso momento), si "materializza" periodicamente sulla Terra e nell'universo, in compagnia delsuo caneKazak, sempre accolto come un messia.
«Crono significa tempo. Sinclastico significa incurvato dalla stessa parte in tutte le direzioni, come la buccia di un'arancia. Infundibulum è il nome che gli antichi romani davano all'imbuto. Se non sai cos'è, fattene mostrare uno dalla Mamma.»

Poi l'impenitente playboy miliardario Malachi Constant, indifferente alle cose davvero importanti della vita ma con un destino, già scritto nelle stelle, che lo porteràin giro per il sistema solare.Unk, unmilitare in forza nell'Esercito di Marte costretto da un chip nel cervello ad eseguire gli ordini sempre e comunque.Beatrice, la scostante e fredda moglie di Rumfoord, e poiSalo, alieno del pianeta Tralfamadore che in qualche modo avrà il compito di chiudere tutte le questioni in sospeso.

Nonostante questaricca e spettacolare galleria di personaggi, però, Le Sirene di Titano non è un romanzo di facile interpretazione, soprattutto per chi cerca una storia senza troppi fronzoli. E questo è dovuto anche al come lo scrittore tratta certi temi. Vonnegutgioca infatti ironicamente sui cliché e le forzature della narrativa fantastica, li priva di retorica e li arricchisce di valori che abbiano un senso anche in contesti estranei al genere in sé. Il risultato è un pastiche narrativo tra fantascienza, scoperta e ricerca, dove la prima funge inesorabilmente solo da pretesto per raccontare le altre due.

In definitiva, qualcuno ha scritto che chi amaVonnegut non potrà non apprezzerare anche questo romanzo. Personalmente, invece, ho apprezzato si gli intenti ma non piazzerei questo romanzotra le sue cose più interessanti.Non è che non mi sia piaciuto, ma tenendo bene a mente certi suoi capolavori non sono mai riuscito a sopprimere l'idea, durante la lettura, che si trattasse solo di una fase di passaggio, un trampolino verso mete ugualmente ricercate ma dal percorso un po' più marcatoche sarebbero arrivate già subito dopo, comeMadre NotteoGhiaccio-Nove.

Ma Vonnegutè sempre Vonnegut. Non si discute a prescindere.


Esatto, Mammaiuto

$
0
0

Non so se ti è mai capitato di posare gli occhi suMammaiuto. Si tratta di un talentuoso collettivo di giovani (e meno giovani) creativi con tanta voglia di fare fumetto. Una risorsa indispendabile per gli amanti delle nuvolette e in particolare per chi non si fa troppi problemi a leggere on line (e vorrei pure vedere, visto che è gratuito).

"Facciamo fumetti", recita quindi il sottotitolo. E li fanno pure bene, aggiungo io. Una serie di interessanti proposte scandite da una varierà di generi e stili davvero invidiabile. E tra tutte questevolevo sottoporne una in particolare alla tua attenzione. Si intitolaEsatto. Letta a pezzettini qui e lì mi era sembrata una robina interessante. Riletta tutta d'un fiato, invece, mi è sembrata molto di più.


Esattoè una serie a fumetti di Lorenzo Palloni, giovane autore aretino con diverse esperienze alle spalle e numerosi progetti in divenire. Che fosse capace di disegnare e scrivere, si vedeva ad occhio nudo. Il fatto che una volta, da qualche parte (non ricordo dove), abbia citato Jim Thompsonlo ha reso ancora più interessante.
Potrei star qui a parlarti della protagonista, Ginger, o del perché si occupi di "riscossione" fondi per un boss locale. O come faccia a coniugareuna vita ai margini e dalle mani sporche con quella tranquilla e pacata con tanto di marito e figli (che poco sanno della sua reale "attività"). O ancora potrei sottolineare quanto siano azzeccati e taglienti i tempi narrativi di Lorenzo, quanto il suo tratto sappia riempire una vignetta facendola sembrare la cosa più facile del mondo o quanto sia tutt'altro che scontata la sua scansione narrativa e grafica della tavola (in tal senso gli episodi 4 e 14 sono delle chicche meravigliose).

Potrei dirti tutte queste cose, insomma, ma perderemmo solo tempo.


Se ti piacciono il nero, l'hard boiled o le crime novel, se ti piacciono i fumetti di Ed Brubaker come La Scena del CrimineeCriminal o i libri di Donald Westlake e Edward Bunker, l'unica cosa che devi sapere è che devi correre a leggereEsatto.E che puoi cominciare da QUI.

Laurie Lipton

$
0
0

LaurieLiptonè nata a New York e comincia a disegnare all'età di quattro anni. Ha vissutoin Olanda, Belgio, Germania e Francia e dal 1986 vive e lavora a Londra. I suoi lavori, esposti in tutta Europa e negli Stati Uniti, sono costruiti semplicemente con un certosino tratteggio a matita dettato da una grande attenzione per i dettagli. Opere che sfiorano un fotorealismo a metà strada tra passato e futuro distopico.
"E' un modo folle di disegnare", dice prlando del proprio lavoro, "ma il risultato, tra dettaglio e luminosità, vale tutto lo sforzo". E godine anche tu, di questo sforzo, cliccando sulle immagini nella gallery qui sotto. Questo, invece, èil suo sito ufficiale: www.laurielipton.com

















Il meraviglioso rush finale della "Collana Western"

$
0
0
Gli albi dall'86 al 90sono stati in effetti un'autentica galoppata, è il caso di dirlo, che ha chiuso a meraviglia la collana Western della Gazzetta che da oltre due anni proponeva il meglio del fumetto francese di genere.
Nell'ultimo numero più che di un addio si parla di un arrivederci. Come se un ritorno fosse scontato, insomma, dopo una pausa perdonare un po' di tregua alle tasche di chi ha seguito la collana fino ad oggi (e in vistadella pubblicazione dei prossimi classici della bédé sulla Collana Avventura come Bernard Prince, Luc Orient e Bruno Brazil).

E cosa ci ho trovato di bello in questi ultimi cinque albi?

UNDERTAKER
di Xavier Dorison e Philipp Meyer

Di Undertaker ti ho già parlato brevemente qui, elogiando i disegni di Philipp Meyer. Ora che l'ho letto sento di fare altrettanto per i testi di Xavier Dorison (non che un autore del genere abbia bisogno delle mie conferme). Lo scrittorefrancese imbastisce un bel western il cui più grande pregio è quello di raccontare una storia con personaggi e punti di vista forse non completamente inediti al genere, ma sicuramente poco esplorati.
Jonas Crowè un becchino sornione e dalla risata facile, ma con un passato oscuro alle spalle. Vive girando la frontiera accompagnato da un fedele cucciolo d'avvoltoio fino a quandol'ex minatore JoeCusco, oggi milionario, gli chiede di seppellire il proprio corpo (che sarà privo di vita da lì a qualche ora) insieme alle proprie ricchezze. La cosa, però, fa infuriare i minatori di Anoki City che da annilavorano per lui, pretendendo un sostanzioso risarcimento.


Come fare a seppellire una talefortunacercando di sopravvivere ad una feroce strage punitiva e accompagnato solo da un'indolente governante e da una cuoca cinese? Ottimi colpi di scena, situazioni al limite dell'assurdo e una squisita visione narrativa (che ricordano da vicino il meraviglioso Bouncer di Jodorowsky), fanno di Undertaker un titolo 
da leggere per forza.

LUPO DELLA PIOGGIA
di Jean Dufaux e Ruben Pellejero

Proprio di recente si parlava di Ruben Pellejero e della sue ultima fatica su Corto Maltese. Il disegnatore spagnolo mi ha incuriosito e non ho fatto in tempo a desiderare di vedere altre sue cose che la Gazzetta mi ha prontamente accontentato. Lupo della Pioggiaè una storia in due tomi usciti in Francia tra il 2012 e il 2013. A scriverla è un altro veterano, Jean Dufaux. 
Bruce, figlio del magnate delle ferrovieVincent McDell, aiuta Lupo della Pioggia a scappare da un linciaggio dopo aver ucciso un bianco per leggittima difesa.Per la fuga gli affianca Piccola Luna, un'indiana che ha ricevuto da suo nonno un misterioso monocolo che, leggenda vuole, è in grado di avvistare il mito bisonte bianco. Intanto sulle loro tracce si mette il clan dei Cody, spietata famiglia di buzzurri che da anni sogna una vendetta ai danni deiMcDell. Come se non bastasse, Lupo della Pioggia e Piccola Lunasi imbattono sul proprio cammino in un vecchio cacciatore da sempre ossessionato proprio dal bisonte bianco.
Basata su vere leggende indiane, la storia si fa leggere davvero volentieri grazie ad un buon numero di personaggi costruiti a dovere e ad una trama tutt'altro che scontata.


E Pellejero, in particolare, crea delle atmosfere intense con uno stile molto lontano da quello simil Pratt sfoggiato inSotto il Sole di Mezzanotte. Uno stileche a me è garbato davvero parecchio, devo ammettere (alla Eduardo Risso, tanto per intenderci, ma meno morbido e più particolareggiato), arrichito da una china marcata e spessa.

LA STELLA DEL DESERTO
di Stephen Desberg e Enrico Marini

Originariamente pubblicato nel 1996 (e qui da noi tanti anni fa dalla Magic Press e poi ristampato dalla Panini) La Stella del Deserto segna prima di tutto il passaggio di Enrico Marini ad uno stile più maturo che lo avrebbe portato a diventare quel disegnatore straordinario che è oggi.
Al suo fianco Stephen Desberg, altro scrittore di provata esperienza, che costruisce una storia intensa intorno a Matt Montgomery, figura di spicco del Ministero degli Interni nella Washington del 1970. La rassicurante e noiosa vita di Montgomery finirà un giorno qualsiasi, quando di ritorno a casa scoprirà i corpi privi di vita della moglie e della figlia, orribilmente torturate. Chi ha commesso un tale crimine eperché?Montgomeryvuole scoprire chi ha commesso un crimine tanto atroce e soprattutto perché sul corpo della figlia è stata incisa a coltello una strana stella a sei punte.

 
Per farlo dovrà recarsi nel profondo ovest americano, dove finiràsulle tracce del losco e sinistro proprietario di un saloon (e bordello) troppo potente per lui armato solo della propria sete di vendetta e dell'aiuto di una sanguigna prostituta cinese che ha poco o nulla da perdere.

SYKES
di Pierre Dubois e Dimitri Armand


Inedita in Italia perché di recente pubblicazione in Francia (2015), la storia narra le vicende di"Sentence" Sykes, marshall e ostinato cacciatore di uomini, che tornando a casa per un periodo di riposo si imbatte nel giovane Jim Starret. Jimlo riconosce subito come la leggenda dell'ovest le cui gesta sono altrettanto mitiche quanto quelle degli eroi di carta delle novel sulle quali ha imparato a leggere. Quando subito dopo la madre di Jim muore davanti ai suoi occhi per mano della crudele banda di Clayton, il ragazzo decide di chiedere aiuto a Sykes e al suo pard O'Malley chiedendo loro di partecipare alla caccia.
Narrata impeccabilmente dai testi di Pierre Dubois e dallo stile rotondo e plastico di Dimitri Armand, la missione di Sykes finisce in realtà ai due terzi dell'albo (di 77 pagine totali), lasciandoti con la curiosità di capire cosa ci sia ancora da raccontare. Messa da parte la caccia punitiva, scopri infatti che il vero protagonista della storia non è tanto Sykes, quanto la ricerca dell'uomo per la propria balena bianca.


Con il passare degli anni, lui e O'Malley invecchiano rimanendo perennemente sul filo del rasoio e sfidando la morte di continuo fino all'inevitabile, tragico finale (che, come tale, mi ha fatto riflettere su quanto potesse essere idoneo seadattato ai nostri Tex e Carson, semmai dovessero davvero vedere una fine).Quello che Jim, ormai uomo, imparerà da Sykesè che sono proprio certe ossessioni a forgiare le leggende della frontiera, lasciando però i protagonisti sempre alle prese con le proprie ombre.
Ottima storia, belle atmosfere e bel colpo di scena finale.

WESTERN
di Jean Van Hamme e
Grzegorz Rosinski

Già pubblicato dalla Cosmo un paio di anni fa con il sottotitolo "La Ballata di Nate Chisum", Westernè un piccolo classico firmato nel 2001 dal grande Jean Van Hamme ai testi e da Grzegorz Rosinskiai disegni.
Wyoming, 1858. Ambrosius Van Deerè uno dei più grandi allevatori di bestiame della frontiera ed è alla ricerca di Eddie, il giovane nipote che sembra essere l'unico sopravvissuto all'assalto deiSioux che hanno sterminato il resto della sua famiglia.Van Deer offre 1000 dollari a chi fosse in grado di riportargli Eddie, ma incappa in una truffa orchestrata daJesse Chisumche non si fa problemi a sfruttare il giovane fratello Nate ancora adolescente.
Dopo un decennio di stenti e dopo aver perso un braccio (ma sublime tiratore, nonostante tutto),Nateviene a sapere che l'impero dei Van Deerè ora gestito dalla figlia di Ambrosius, una ragazza della sua età che aveva incontrato all'epoca della truffa. Nateelabora quindi un piano per ottenere quella vecchia ricompensa. O forse per incontrare di nuovo quella ragazza.


Van Hamme dipinge in poche pagine una frontiera realistica e polverosa e imbastisce un buon colpo di scena finale. Rosinski, nel pieno della sua maturità artistica, disegna e colora tavole che respirano a meraviglia, intervallando la storia con una serie di meravigliosi dipinti a doppia pagina (tipo questi, tanto per intenderci). L'albo è inoltre arricchito da una ventina di pagine con la sceneggiatura originale di Van Hamme, purtroppo riportate in francese, costellata da disegnetti e studi preparatori di Rosinski.

Tanta roba, insomma, se pensi che in cinque volumi appena ci sono passati autori come Dorison, Dufaux, Desberg e Van Hamme e brillanti interpreti grafici come Meyer, Pellejero, Marini, Armand e Rosinski.
Personalmente ho seguito la collana Western solo per i cicli lunghi che mi interessavano (Blueberry), riuscendo anche a recuperare quelli più brevi nel mezzo (Trent e Chinaman). Devo ammettere però di avere aprezzato non poco questo rush finale composto da prestigiosi one shot. Se avessero pubblicato solo titoli di questo tipo, probabilmente l'intera collana avrebbe avuto un altro appeal. Disporre di un'offerta così variegata ogni settimanasarebbe stato per certi aspetti anche molto più interessante, ma forse meno appetibile, mi rendo conto, dal punto di vista commerciale.

I complimenti a chi ha curato il tutto, ovviamente, bisogna farli in ogni caso.

(Non) Fiction

$
0
0
Sul numero di Internazionalein edicola da oggi (il 1153), c'è un articolo intitolato "I due mondi di fiction e non fiction"firmato da Richard Lea, scrittore e giornalista del Guardian.
Si parla della difficoltà, per alcuni Paesi, di cogliere o interpretare le differenze tra un'opera di "fiction" e una di "non fiction". In alcuni di questi Paesi, come in Bosnia, nemmeno esiste una terminologia adatta per distinguere un romanzo da un saggio perché "un testo letterario non viene definito dal suo rapporto con la verità o l'immaginazione".

Tutto questo per dire che a corredo dell'articolo in questione trovi una mia nuova illustrazione. Sull'interpretazione un po' più elaborata del solito, lascio disquisire chi legge e guarda. Sulla realizzazione, invece, posso dirti che la parte bassa, quella della macchina da scrivere, ha avuto l'ardire di esigere molte più attenzioni del dovuto costringendomi ad un "fotorealismo" che raramente ho applicato ai miei lavori (make it easy).
Il perché io abbia lasciato le cose com'erano è da appuntare al fatto che alla fin fine il distacco con la parte alta (più minimale) è pertinente.

(Clicca per ingigantire a dismisura, và).

Mister Cooke

$
0
0

Il fatto che una persona se ne vada così presto e così rapidamente, non solo dispiace, ma fa proprio incazzare. Che quella persona, cha ha vissuto e lavorato dall'altra parte del pianeta, tu non l'abbia mai conosciuta davvero, poco importa. Darwyn Cookeera solo un nome che leggeviper caso suqualche albo a fumetti. Ma con il passare del tempo, quel nome te lo sei andato a cercare apposta ogni volta che compariva su qualcosa di nuovo. E questo lo pone già in un posto privilegiato della tua memoria.

Le serie animate di Batman e Superman degli anni '90, Batman: Ego, la run sullaCatwoman di Ed Brubaker, DC: The New Frontier,The Spirite gli adattamenti del Parker di Donald E. Westlake. Non moltissimecose, quindi, ma tutte profondamente saporite.

Grazie di tutto, MisterCooke.

Faiv minaz ov Pricciààà...

$
0
0

Ebbene ci siamo. Domenica prossima, 22 maggio, andrà in onda in America il primo episodio della serie TVPreacher. Per l'occasione la AMC ha appena rilasciato un video con iprimi 5 minuti.

Sembra... non so. Potrebbe essere, si...non saprei... (sudore)

AMC ha diffuso i primi 5 minuti di Preacher, la serie in onda su AMC dal 22 maggio. Potete vedere il video qui di seguito. - See more at: http://www.comicus.it/index.php/mainmenu-news/item/62508-preacher-5-minuti#sthash.bMjpxZ6s.dpuf
AMC ha diffuso i primi 5 minuti di Preacher, la serie in onda su AMC dal 22 maggio. Potete vedere il video qui di seguito. - See more at: http://www.comicus.it/index.php/mainmenu-news/item/62508-preacher-5-minuti#sthash.bMjpxZ6s.dpuf

Samorost 3

$
0
0

Amanita Designè una società produttrice di videogame con sede a Brno, in Repubblica Ceca, che sin dall'anno dellasua fondazione, il2003, si è distinta con dei progetti indipendenti dal taglio particolarmente "autoriale". Perle di facile giocabilità che più che che guardare al gameplay vero e proprio, si sono rivelate piccole esperienze visive curate nei minimi dettagli.
Dopo essere statapiù volte premiata nel corso di questi ultimi tredici anni con titoli come Samorost1 e 2, Machinarium o Botanicula, quest'anno se n'è uscita con il terzo capitolo della loro serie più celebre, Samorost 3.

Se ai primi due capitoli avevo giocato non meno di una decina di anni fa (gratuitamente sul sito di Amanita QUI e QUI), per questo terzo capitolo ho colto la palla al balzo e l'ho provato con la scusa di volerlo mostrare a Teo (che alla fine ne è rimastopiù affascinato di quanto immaginassi).


Il protagonista è un buffo ometto vestito di una calzamaglia bianca che vive con il suo cane al limite dell'universo, su un pianeta poco più grande di quello del Piccolo Principe, vicino a meteore ed asteroidi dalle bizzarre fattezze aliene. La storia, come sempre, prende piede da semplicissimi quanto singolari avvenimenti. In questo caso tutto inizia quando il protagonista, appena sveglio, vede cadere nel proprio giardino una misteriosa trombetta proveniente dallo spazio. Tutto qui.

  

L'ometto in questioneesplorerà quindinuovi e meravigliosi mondi, al cospetto di personaggi e luoghi fantastici trattati con una poetica onirica davvero affascinante.Per tacere di quanto sia riuscita la perfetta alchimia tra il gioco vero e proprio e l'aspetto interattivo con la sfera musicale: con la trombetta proveniente dallo spazio puoi, dopo averli scoperti, "ascoltare" i rumori della natura e reinterpretarli collezionando nel frattempo campioni e loop che puoi miscelare per il puro e semplice gusto di farlo.

Una storia articolata e affascinante (per quanto semplice e breve), una colonna sonora parecchio d'atmosfera e un impianto grafico realizzato a metà strada tra il collage fotografico e la grafica 2D, fanno di questo piccolo punta e clicca ricco di enigmi una meravigliosa e poetica favola per grandi e piccini.




 

Star Trek Beyond, il secondo trailer: sempre un po' così ma mooolto meglio del primo

$
0
0

Eh. Poco poco meglio, và. Dopo aver diffuso il primo trailer ufficiale di Star Trek Beyond a dicembre scorso, la Paramount deve essersi accorta che qualcuno (compreso me) ha storto il naso per la variante frenetico/tamarrache sembrava voler prendere il film. Adesso sembrano aver addrizzato un pelo il tiro e anche quella terribile scena in moto, stavolta vista di spalle, appare un filino meno sborona.

Al di là del trailer, non credo che il risultato finale possa cambiare più di tanto, ma almeno adesso è un po' più Star Trek e un po' meno Fast & Furious.


Fumetto "seriale" a gogò: orribili uffici, metafantascienza, assassini in oriente, rilanci un tot al chilo e agenti del fisco

$
0
0
DYLAN DOG #356 - La Macchina Umana
di A. Bilotta, F. De Tommaso

Di questo numero si è parlato parecchio in rete, come si trattasse di un gioiellino. Preso e letto, confermo quello che tutti sembrano aver dato per scontato, ovvero che Alessandro Bilotta scrive una delle sue storie più sentite per il personaggio (e dell'intero nuovo corso) e, più in generale, una storia che a differenza di tante altre lascia il segno, fa incazzare e riflettere. E non può essere altrimenti, visto che si comincia a parlare di lavoro e frustrazione e si finisce con concetti anche ben più ampi. Dylan Dogè impiegato presso un ufficio nel quale l’orrore è rappresentato dall’ordinaria, aberrante quotidianità, al servizio di una misteriosa multinazionale. E in un modo o nell'altro ti ci ritroverai anche tu, in quegli uffici. Se sei una persona molto fortunata, invece, la storia non ti sembrerà più speciale di altre.


Tante pacche sulle spalle pure a Fabrizio De Tommaso (autore delle cover di Morgan Lost) che qui al suo esordio ha ampiamente dimostrato di essere un giovine di belle speranze ma professionalmente gpiù che maturo.

NATHAN NEVER #300 - Altri Mondi
di B. Vigna, R. De Angelis

Non leggevo Nathan Never da più di un anno per via di una serie di tematiche poco affini alla fantascienza che piace a me. In occasione del 300° albo della serie regolare, invece,e ad un mese dai festeggiamenti per il 25° anniversario, Bepi Vigna scrive una storia con mordente e passione. Una storia che, ne sono sicuro, potrebbe non piacere al lettore "medio" della serie, ma che ha il merito di uscire per un attimo al di fuori dei soliti canoni per regalarci un aggraziato (e divertente) tentativo di fare metafumetto. E sai bene quanto ci piacciano le corse fuori dai binari.In pratica succede che un misterioso gruppetto di giovani hacker provoca un black-out che paralizza Città Est. Never e soci fanno irruzione nel covo di uno dei presunti terroristi ma durante lo scontro a fuoco l'hacker scompare nel nulla, mentre un innocente viene colpito a morte.Da qui parte il tentativo dell'agente Alfa di dimostrare la propria innocenza viaggiando nella "matrice" alla ricerca dell'hacker scomparso.


Storia molto godibile. Belli i riferimenti agli altri personaggi della casa editrice e bello pure il trattamento in bianco e nero di certe scene (visto che l'albo è a colori). E belli, ovviamente, i disegni di Roberto De Angelis (un po' penalizzati, forse, da una colorazione troppo "luminosa").
Un albo ispirato che si spera possa aprire un nuovo ciclo. Il periodo potrebbe essere quello giusto, visto che la stessa coppia creativa (Vigna e De Angelis) saranno di nuovo all'opera sulla miniserie di sei albi Nathan Never Anno Zero in edicola tra qualche giorno. Vedremo.

IL GRANDE DIABOLIK #39 - Destini Incrociati
diGomboli, Faraci, Palumbo, Zaniboni

La versione quadrimestrale extra large di Diabolikè spesso meritevole di lettura. Ormai da anni, almeno qui, la Astorina cerca di sperimentare narrativamente soluzioni diverse, lasciando da parte orpelli, trucchetti e ammennicoli variper concentrarsi, spesso, sui retroscena della vita privata (e passata) del protagonista e della sua gentil donzella.Vale la pena prendere di sicuroquelli disegnati dal grande Giuseppe Palumbo, anche solo per vederlo all'opera (che lavori sul fumetto "seriale" o meno, continuo a ritenere grandissimo il talento del disegnatore lucano).
In questo 39° albo della serie, la scoperta della morte di Raimondo Fraser scatena i ricordi di Diabolik ed Eva quando ai tempi del Deccan, in estremo oriente, uno era agli inizi della sua formazione da assassino silenzioso e l'altra una cantante da night club di sera e collaboratrice dei servizi segreti per il resto del tempo.Interessante la storia perché ipotizza che i due amanti, senza saperlo, si siano in realtà sfiorati anni prima del loro primo incontro ufficiale sul terzo albo della serie originale.


Certi misteri della fede, che io continuo a non comprendere (ma così è, se vi pare), vedono ben cinque autori all'operacon il soggetto di Mario Gomboli e Tito Faraci, la sceneggiatura firmata del solo Faraci e i disegni di Palumbointervallatida tavole di collegamento realizzate da Sergio e PaoloZaniboni. A parte questo, non male davvero.

The Amazing Spider-Man #1
di AA.VV.

Avrai notato anche tu che a partire dalla settimana scorsa sono finite in edicola le ennesime ripartenze Marveltargate Panini. Dopo il mega evento Secret Wars e la spaccatura dell'universo narrativo nelle mille terre indipendenti di Battleworld, come da consuetudine tutto finisce e riparte da zero.In questo primo numero della testata (che da qui torna ad essere quindicinale come ai bei vecchi tempi), ci trovi la serie regolare, Amazing Spider-Man, scritta sempre da Dan Slott e disegnata da Giuseppe Camuncoli.Se da una parte le premesse sembrano buone (Peter Parker ora è a capo delle Parker Industries prese di mira da una schiera di terroristi) dall'altra c'è il rischio di allontanare il personaggio dai valori che tanto piacevano al suo lettore medio (di un altro Tony Stark non se ne sentiva proprio il bisogno). Slott però riesce a scherzare sulla cosa e crea un buon background papabile per il futuro. Anche se, non me ne voglia nessuno, rimane imbarazzante l'invenzione della Spider-mobile che c'entra con il personaggio come Namorin elicottero. La pulizia del tratto di Camuncoli, invece, è sempre assai gradita.


A seguire trovi Spider-Man 2099. Peter David ai testi e Will Sliney ai disegni portano Miguel O'Hara nel nostro presente (dopo che un evento catastrofico che non conosco ha raso al suolo il suo mondo). Miguel, guascone e annoiato, comincia a lavorare per le Parker Industries ma allo stesso tempo vuole ricostruire il suo futuro per tornare a viverci.
In appendice, infine, due storie brevissime che dovrebbero introdurre alcuni dei futuri comprimari della testata: Spider-Woman (ora incinta ma con nessuna voglia di starsene seduta) e Miles Morales: Spider-Man (il giovane Uomo Ragno dell'universo Ultimate che ora fa parte di quello classico).
In generale è stata una lettura piacevole. Magari si continua, chissà.

Gli Straordinari X-Men #1
di AA.VV.

Anche gli X-Men ripartono da zerodopo eventi e tragedie che ho seguito poco. Ai testi ci trovi Jeff Lemire e ai disegni Humberto Ramos. A me Lemire piace, per carità, ma qui si capisce davvero poco e soprattutto ci ritroviamo per l'ennesima volta con gli Uomini X in piena ricostruzione nel tentativo di rimettersi in piedi. Ancora con situazioni e cliché nati oltre quarant'anni fa: il mutante è brutto e cattivo ("sparisci genoschifo","vattene, mostro") e la gente li teme e li caccia come ai tempi delle streghe (solo che al posto di fiaccole e forconi adesso hanno torce elettriche e fucili). Adesso c'è pure il problema delle nebbie terrigene e degli Inumani che nascono come funghi, ma invece di allearsi con i mutanti, si temono l'un l'altro.
Ora. Io non voglio fare il serio parlando degli X-Men (Dio me ne scampi), ma sono davvero decenni che nessuno riesce a scalfire certi automatismi. Tizi in costume che sono cresciuti insiemee che tra di loro ancora si chiamano col nome di battaglia oragazzini che vengono presi dallo schifo dopo aver scoperto di aver baciato una mutante, sviliscono non poco tutto il corpo narrativo e lo rendono vecchio.Forse è il caso di guardarsi un po' intorno.


Mutatis mutandis, sarebbe proprio il caso di dire. Ma quello che cambia invece è solo l'aspetto dei protagonisti (Colosso con la barba, Tempestatornata al look punk, Wolverine redivivo ma vecchio e imbolsito). Per tutto il resto non cambia praticamente nulla. La cosa mi fa solo capire perché la run di Morrison all'epoca fu tanto acclamata o quanto ci abbia visto lungoMilligan su X-Statix. Addirittura potrei rivalutare il ciclo di Bendis, tòh.
Per dover di cronaca, in appendice trovi Uncanny X-Men con Magneto a capo di una stramba formazione di volti noti(Psylocke, Monet, Sabretooth e Arcangelo) che sullo stile di X-Force sonopronti ad aiutare, a modo loro, il regno mutante in pieno scompiglio.

I.R.$. vol. 3 - Corruzione 
di S. Desberg, B. Vrancken

Continua la corsa in volume della serie I.R.$. In questo terzo volume, che raccoglie i due albi originali Silicia Inc. e I Corruttori, l'agente Larry Max cerca di beccare in flagranza di reato per corruzione un vice sindaco californiano che purtroppo muore nel tentativo di fuggire. Frugando tra le sue tasche Larry trova solo un biglietto che riporta un nome misterioso: Silicia.
Allo stesso tempo un ex dittatore asiatico, ora esiliato in Francia, viene assassinato da probabili terroristi islamici. Questi due avvenimenti, tra loro senza un collegamento apparente, scaturiscono invece un intrigo internazionale a base di corruzione che porterà l'agente dell'IRSad incontrare una killer astuta e crudele che da qui in avanti sarà riconosciuta come la sua letalenemesi.


Stephen Desberg sembra sciogliersi sempre un po' di più di volume in volume, così come Larry Max (un pochino meno inamidato) che qui arriverà ad uno dei nodi cruciali della sua vita editoriale: l'incontro e il tentativo di salvataggio di Gloria Paradise, la sensuale voce del telefono erotico a cui spesso Larryha rivelatoi propri pensieri più intimi.

Velocipedia di Gianluca Gimini

$
0
0
Gianluca Giminiè un designer italio  americano che vive e lavora a Bologna e i suoi progetti attraversano il design, la grafica e l'illustrazione, come si evince facilmente anche sul suo sito.


Tra questi c'è n'è uno in particolare,Velocipedia, parecchio interessante. Nel 2009 Gimini ha iniziato a tormentare amici e sconosciuti chiedendo loro di disegnare a memoria una bicicletta da uomo.
"Presto ho scoperto che di fronte a questa strana richiesta, la maggior parte delle persone aveva un momento di difficoltà nel ricordare esattamente com'è fatta una bici. Alcuni ci sono andati vicino, altri l'hanno perfettamente riprodotta, ma in tanti hanno finito per disegnare qualcosa di molto diverso."
Gimini ha così raccolto centinaia di disegni e ha ricostruito poi il tutto in digitale rispondendo con ironia alla domanda: "come apparirebbero quelle bici schizzate su carta se esistessero per davvero?"

Ecco i risultati.










The Dark di John McGahern

$
0
0
John McGahernè considerato oggi come uno tra gli scrittori irlandesi più importanti e influenti del secolo scorso eThe Darkè il suo secondo romanzo. Scritto nel 1965, l'opera in questione è ambientata nell'Irlanda degli anni '50 dove il giovane protagonista dovrà costruire la propria identità destreggiandosi tra povertà, passioni, un padre violento e odiato (ma,come recita la sinossi sul sito diMinimum Fax, oscuramente compatito) e i sensi di colpa attraverso i quali all'epoca il cattolicesimo era abituato a dominare la vita delle persone influenzandonespesso e volentieri i percorsi, indirettamente o meno.
Per tanti versi la formazione cattolica non è mai stata facile da gestire, tanto più in quegli anni e soprattutto quando si ha a che fare con una famiglia abituata a nascondere, come in questo caso, le proprie ignominiose abitudini dietro comportamenti di facciata.

McGahern esplora quindi con precisione e riguardo una famiglia di contadini all'apparenza ordinaria, ma che nascondeil tacito desiderio dei figli, privati presto della figura materna, di fuggire da una vita disperata.
Tutto sembra pesare sulle spale di Mahoney, padre e padrone, che tra le altre cose è assolutamente incapace di svelare al figlio quale sia la strada da imboccare per diventare davvero un uomo. Il giovane protagonista, privo di una guida, sfiora quindi l'idea di prendere i voti o di studiare per entrare all'università oppure ancora di bruciare le tappe cercando subito un lavoro a Dublino alla ricerca della propria e tanto agognata indipendenza. 


Il romanzo è arricchito da un inizio davvero fulminante (qui sopra le primissime righe) che incolla gli occhi alle pagine. Purtroppo, però, da un certo punto in avanti mi sono mancati gli intenti dell'autore, con la netta sensazione che una storia vera e propria non fosse davvero necessaria trattandosi più che altro di unariflessione a cuore aperto (anche abbastanza veloce) sulle scelte e le difficoltà che un adolescente è sempre chiamato ad affrontare nel suo passaggio alla maturità.Non sono un critico e in giro c'è gente che ha letto sicuramente molto più di me, ma a mio avviso si sono perse per strada molte buone occasioni di affrontare in un certo modo grandi e dolorose tematiche. Una su tutte, quella del rapporto tra padre e figlio che all'inizio del romanzo prometteva un quadro ben difficile da dipingere.

Da qualche parte, però, si legge che:
"La scrittura di McGahern, asciutta e diretta, dona uno sguardo intimo e realistico sui tormenti di un’adolescenza solitaria."
E che The Dark:
"E'un’opera intensa che fu immediatamente bandita dalla censura irlandese e che, a cinquant’anni esatti dalla sua prima apparizione, arriva finalmente a catturare i lettori."
E un motivo ci sarà, no?

Thorgal

$
0
0

A partire dallo scorso mercoledì 1° giugno, la Panini eLa Gazzetta dello Sport hanno portato in edicola un altro vecchio classico della bédé: la saga fantasy Thorgal, ideata e scritta daJean Van Hamme e disegnata da Grzegorz Rosinski.Se hai il pallino per la heroic fantasy, questo dovresti provarlo. Se come me credi semplicemente che Van Hamme sia in generale un ottimo scrittore e che meriti sempre e comunque un'occasione, Thorgal potrebbe infatti rivelarsi una bella sorpresa.
A rendere ancora più appetibile questa nuova collana è che ogni volumettocomprende un albo originale più svariate pagine di contenuti extra. E l'offerta economica è perfettamente in linea con le altre serie della Gazzetta. Il primo albo infatti costa solo tre euro meno uno spocchiosissimo centesimo, anche se non si è ancora capito se il prezzo è destinato a rimanere quello.

In ogni caso sono previste50 uscite che oltre ai 34 albi della serie originale (in questo periodo Rosinsky è al lavoro proprio sul 35°), prevedono anche la pubblicazione degli spin-off I Mondi di Thorgal, con le serie Kriss di Valnor di Yves Sente e Giulio De Vita e Lupa di Yann e Roman Surzhenko.


In questo primo volume, già parecchio interessante, è stato pubblicato il primo albo della serie intitolato La Maga Tradita, 30 pagine pubblicate per la prima volta a puntate su Tintin edizione belga nel 1977. Qui conosciamo subito i personaggi principali della saga. Thorgal Aergisson fu accolto da bambino tra i vichinghi del nord, ma qualcuno continua a chiamarlo "il figlio delle stelle". Lui è innamorato di Aaricia, la figlia del folle capo tribù Gandalf il Pazzo. Ma quest'ultimo non è affatto contento dell'interesse della figlia per il vichingo dai capelli neri e lo condanna a morte legandolo ad uno scoglio in attesa dell'alta marea. In soccorso di Thorgalarriva Slive, una maga che in cambio della libertà gli chiede di mettersi al suo servizio per un anno, servendolo nella sua vendetta proprio contro Gandalf.


A seguire, la storia breve Quasi il Paradiso..., 16 pagineche Van Hamme e Rosinski realizzarono per ampliare l'edizione in volume della prima storia di Thorgal. Qui il protagonista, provato da una tempesta di neve in alta montagna e poi in fuga da un branco di lupi,precipita in un burrone e finisce in una landa paradisiaca abitata da tre sorelle che non invecchiano mai.
Infine, in appendice, ben 14 pagine con contenuti extra, dietro le quinte, interviste agli autori, schizzi preparatori e tavole di prova.

Thorgal è un titolo dall'impianto molto classico. I testi di Van Hamme non si perdono in fronzoli e vanno dritti al punto lasciando parecchio spazio agli avvenimenti principali della storia. I disegni di Rosinski, qui al suo primo lavoro importante, sono lontani dalle sue cose più mature e descrittive o dall'atmosfera di certi suoi dipinti, ma reggono bene il passaggio dell'occhio sulla pagina presentando uno stile realistico e rotondo il giusto.
Insomma. Io di Thorgal avevo letto poco e male, ma questo primo albo mi ha sicuramente convinto a proseguire anche con i successivi. Vedremo.

Viewing all 176 articles
Browse latest View live